IL RESTAURO DEL COCCHIO

Una tradizione ininterrotta

Il “cocchio di campagna”, più robusto e più idoneo per percorrere le strade più instabili del percorso, è la carrozza che sostituisce il “cocchio di città” per trasportare il simulacro di S. Efisio verso Nora. A Giorgino, dove si trova la chiesetta di S. Efisio, di proprietà della Famiglia Ballero, si svolge la prima tappa della lunga processione in onore del martire. Qui, per tutto l’anno, viene custodito il “cocchio di campagna”, nel locale annesso alla cappella, denominato appunto “Cocchiera”. Da Giorgino il “cocchio di campagna” parte per un viaggio di oltre 60 km: da La Maddalena a Villa D’Ori, da Sarroch a Villa S. Pietro, da Pula fino a Nora.

Il “cocchio di campagna” risale alla fine del ‘700 e appartiene all’Arciconfraternita di S. Efisio di Cagliari.
Il 4 maggio il simulacro del Santo ripercorre la stessa strada in direzione opposta: giunto nuovamente a Giorgino, viene preparato per il rientro in città e lascia il “cocchio di campagna” per riprendere quello di città.

Gesti che si ripetono da secoli, da più di 350 anni, sempre con la stessa partecipazione e devozione.

Sulla base delle numerose notizie riportate nel poemetto relative alla processione di Sant’Efisio possiamo affermare che la carrozza o cocchio realizzato in Toscana è lo stesso che ancora oggi, alla ore 12 del primo maggio, dopo aver lasciato la chiesa intitolata al Santo nel quartiere di Stampace ed attraversate le vie della città fino a viale La Playa, si dirige verso la piccola chiesa di Giorgino, edificata dai Ciarella per la grande devozione verso Sant’Efisio e attualmente di proprietà della famiglia Ballero.

All’interno del complesso de “La Corte in Giorgino” avviene il cambio degli abiti del Santo  e del cocchio  con un altro più modesto comunemente chiamato cocchio di campagna. Nel poemetto però non si fa alcun riferimento ad una sosta della processione per il cambio degli abiti e del cocchio, il che potrebbe significare che l’utilizzo dei due cocchi venne introdotto dopo la sua pubblicazione avvenuta, come è noto, nel 1787.

Riteniamo però che il cambio del cocchio fosse già una prassi abituale e la presenza di più cocchi, documentata fin dai primi del 700, è una chiara testimonianza. Allo stato attuale della ricerca il primo riferimento alla salina del Ciarella lo troviamo nella citata risoluzione di Giunta dell’Arciconfraternita di Sant’Efisio del 22 marzo 1798, dove si dice che «arrivato alla salina del conte Ciarella, l’Alter nos  abbandona il Santo, lasciandolo in custodiaal terzo guardiano», ma non si parla di una sosta per il cambio degli abiti e del cocchio .

Il mancato riferimento nel poemetto a un possibile cambio del cocchio non è però determinante, perché nello stesso non troviamo riscontro neanche di altre soste prima che il Santo lasci Cagliari per dirigersi verso Nora, vedi per esempio nella chiesa di San Francesco, dove talvolta al terzo guardiano capitò  di dover raggiungere l’Alter Nos, e non si parla neanche di una sosta nella chiesa di san Nicolao localizzata nell’attuale Piazza del Carmine.

Le conferme, invece, che il cocchio descritto nel poemetto è lo stesso che ancora oggi trasporta il simulacro di Sant’Efisio fino alla chiesetta di Giorgino è data da alcune testimonianza. Una dimostrazione è un biglietto della Regia Segreteria di Stato e di Guerra, datato 12 luglio 1786, con il quale vengono accettate le richieste fatte dai Consiglieri della Città di Cagliari il giorno 6 dello stesso mese autorizzandoli a far pagare dei fondi civici, tramite il sig. Antonio Serra, la somma di 100 lire da utilizzarsi insieme al fondo già esistente di alcuni devoti, per acquistare la carrozza per trasportare a Pula il simulacro di Sant’Efisio.

Non conosciamo l’ammontare del fondo dei devoti, ma in un libro dei conti della confraternita di Sant’Efisio, relativo agli anni 1767-1787, tra le spese effettuate nel 1787, quando il clavario della confraternita era il reverendo Giuseppe Serra, figurano 1400 lire come costo del nuovo cocchio di Sant’Efisio.

Il cocchio di campagna, che come quello di città ha un’arca ottagonale a vetri dipinta di bianco, mentre tutto il resto è di color rosso, potrebbe essere la stessa carrozza donata dalla contessa di Villamar e trasformata in carro-cocchio per trasportare il Santo in processione da Giorgino a Nora e da Nora a Giorgino.

L’Arciconfraternita conferma che il cocchio di campagna storicamente esistente è solamente quello che è custodito, per suo conto, presso la Chiesetta di S. Efisio a Giorgino, appartenente alla famiglia Ballero, ma soprattutto sottolinea che detto Cocchio è sempre stato autentico, pur se nei secoli è stata necessaria la sostituzione e la restaurazione di alcune parti danneggiate, come è avvenuto anche nel 1949, quando vi è stato l’intervento sul pianale e forse anche sulla parte alta del cocchio, secondo quanto affermato dai signori Contini ed Ignazio Sechi.

Non è però corretto affermare, come si è fatto, che sia stato costruito ex novo nel 1949, anche perché di ciò non vi è traccia tra i Confratelli, né nella memoria degli “anziani” del quartiere di Stampace, né infine nei ricordi della diverse famiglie che, a vario titolo, partecipano da tempo immemorabile al voto ed alla Processione di S. Efisio.Anche in quell’occasione, come in altre, si è trattato di un intervento, ma non si sa se solo relativo alle decorazioni, o se invece abbia riguardato pure, in tutto o in parte, la struttura della cabina vetrata nella quale è collocata la Statua del Santo. Il tentativo non veritiero, di cui s’ignorano le vere ragioni, di postdatare il Cocchio di Campagna, da sempre definito settecentesco da televisioni, giornali e quotidiani, Unione Sarda compresa, come pure quello di affermare che il Cocchio sarebbe “taroccato”, offende la memoria religiosa della Confraternita, della Famiglia Ballero che lo custodisce durante l’anno, di tutti i fedeli e della stessa cittadinanza di Cagliari.

Ricordiamo, per concludere, che si tratta di un bene storico culturale importante per la città di Cagliari e non solo, vincolato, con il quale il Santo arriva ogni anno sino al luogo del martirio, un “pezzo” importante della processione di S. Efisio, candidata ad entrare, ad opera dell’Unesco, nel Patrimonio dell’Umanità.

ll “cocchio di campagna” accompagna il simulacro di S. Efisio in processione da Giorgino fino a Nora e, dopo due giorni, in direzione opposta. Da tempo il “cocchio di campagna” necessitava di diversi interventi di restauro: dalla struttura di sostegno alla cabina, dai fregi alle decorazioni. E’ necessario, quindi, riportare l’intero carro alla sua bellezza originaria.

Qualche anno prima del 2008 era stato restaurato il “cocchio di città” ad opera del Comune di Cagliari, mentre il 2008 è stato l’anno del “cocchio di campagna” che effettivamente percorre il tragitto di processione più lungo, più di 60 chilometri.

Ad opera di Roberta Ballero, e con un comitato ad hoc che ha raccolto i soldi necessari ed ha seguito i lavori, finalmente il primo maggio del 2009 anche il “cocchio di campagna” è stato interamente restaurato e restituito ai fedeli, in accordo con l’Arciconfraternita di S. Efisio e dietro approvazione dei lavori da parte della competente Sovrintendenza ai Beni Culturali di Cagliari.

Ora S. Efisio può “viaggiare sicuro” anche nel suo lungo percorso tra Giorgino e Nora.